I Tarocchi del Mitelli

Opera forse della maturità, ed espressione relativamente completa dell’arte ludica e popolare dell’incisore. Le figure hanno buon movimento e l’inventiva rompe ogni possibile monotonia. Nel comporre la serie, ordinata sulla tradizione bolognese non furono probabilmente ignoti al Mitelli i grandi «giochi speciali» incisi dal fiorentino Stefano della Bella su indicazione del cardinal Mazarino (1643) per l’istruzione di Luigi XIV di Francia, allora in età di otto anni, e di quanti avessero giocato con queste carte, le cui regole vennero descritte nel 1644 da Jean Desmarest: Les jeux de cartes des Roys de France, des Reines renommées, de la Géographie et des Fables, cy-devant dediez a la Reine Régente, pour l’instruction du Roi.

Secondo la tradizione che attribuiva a un Bentivoglio l’invenzione dei Tarocchi, abbiamo la arma della famiglia, la sega, sul Sei di spade, la ghianda sull’Otto di spade e lo stemma sull’Asso di coppe. Ne venne fatta una replica incisa in legno, con poche varianti (Bertarelli, Cart 4,70- 73), in cui l’Asso di denari porta attorno al ritratto del Mitelli: «loseph M. Mitelli in. Franciscus Burattini sc.». Sul Re di denari: «inciso / d’ordine / e spesa / del C. / Luigi / Leonar. Bentiv. E’ l’anno /1803.